IL PGT DELLA GIUNTA BORGHI. ERRORI E INCONGRUENZE.
DOPO LE ELEZIONI SARA' NECESSARIO UNA PROFONDA REVISIONE. ALCUNE INIZIALI CONSIDERAZIONI.
L'Amministrazione Borghi ha adottato uno strumento urbanistico (PGT) che, tra i plurimi difetti, prevede la costruzione di una mescolanza di condomini e capannoni nell'area posta a sud della Città, tra la linea ferroviaria esistente (Milano-Venezia) e le nuove infrastrutture viarie che sorgeranno a sud del PIP (l'autostrada Bre.Be.Mi. e la ferrovia ad Alta Velocità). Si tratta di una sorta di “Treviglio 2” che sembra basata, purtroppo, sul modello di Zingonia.
No ai quartieri “dormitorio”!
Non dobbiamo permettere che la nostra Città sia rovinata da improvvide scelte di gestione del territorio, capaci di dare origine a quartieri “ghetto”. È necessario modificare la filosofia di fondo del PGT, approntando un nuovo strumento che conservi l'identità urbanistica di Treviglio e che, al contempo, ne preveda uno sviluppo razionale, ordinato e coerente con l'identità culturale e sociale della nostra Comunità.
Ma anche sotto altri profili lo strumento urbanistico in questione è contestabile.
Lo spreco del territorio
Uno degli obiettivi che deve perseguire il P.G.T. è quello del saggio uso del territorio, cercando di evitarne lo spreco, in modo da mantenere aree verdi a disposizione dei residenti.
Gli ambiti di trasformazione per nuovi quartieri nella zona sud della Città prevedono un'altezza massima di 13 metri pari a 4 piani, ad eccezione dell'ambito 3e che prevede per edificazione terziaria (commerciale) 16 piani, assumendo un significato simbolico sull'asse del parco.
La superficie territoriale totale del terreno impegnato negli ambiti di intervento a sud è di 698.000 m² (circa 70 ettari), esclusa la superficie del parco.
Se si considera che a ciò devono sommarsi le aree oggetto di piani già approvati in passato (SAI e Bollone, già in cantiere, Baslini e Triade, non ancora partiti) e gli altri interventi sino ad oggi autorizzati dal Consiglio Comunale, si ha un'idea della quantità complessiva di territorio che potrebbe essere consumato con questo PGT.
Ecco il motivo per cui è necessaria una puntuale rivisitazione, o meglio rifacimento, dello strumento urbanistico adottato (ma non ancora approvato definitivamente), soprattutto con l'obiettivo di ridurre il consumo di territorio, favorendo lo sfruttamento o il recupero dei volumi esistenti, magari anche con incentivi, ma sempre con il limite della conservazione dell'identità urbanistica della nostra Città, senza creare zone “ghetto” o quartieri “artificiali” destinati a diventare dei “dormitori”.
Restrizioni al recupero degli edifici
Inoltre il PGT targato Borghi non consente il recupero e lo sviluppo degli edifici esistenti; infatti senza discriminare tra edifici di pregio (con valore storico, architettonico o culturale) e quelli “comuni”, il PGT sottopone ogni fabbricato esistente nella fascia tra le due circonvallazioni o in fregio ad esse a vincoli così rigidi da consentirne il solo restauro.
Invece a mio giudizio i vincoli urbanistici ed edilizi (salvo per i beni di rilievo storico, architettonico, culturale o artistico), non dovrebbero giungere a rendere inattuale il recupero dei fabbricati, pena il loro abbandono e la loro decadenza. A Treviglio abbiamo avuto esperienza di un fenomeno analogo quando la legge imponeva un piano particolareggiato del centro storico, uno strumento che venne poi redatto a distanza di anni. Quando fu possibile intervenire, alcune costruzioni erano cadenti. Ciò non deve accadere, pena un vulnus imperdonabile al decoro urbano della Città.
Il PGT in approvazione, per fare un altro esempio, impedisce di fatto, negli edifici in questione, lo spostamento dei muri interni portanti e delle scale (come quelle che portano ai ballatoi esterni dei vecchi edifici a corte). Tuttavia la conservazione dei muri portanti e delle scale, spesso impedisce una distribuzione razionale dei locali coerente con le esigenze e gli standard del vivere moderno. Il PGT adottato tende invece a conservare muri e scale in modo pilatesco, senza un esame critico caso per caso, con gravi ripercussioni sulla possibilità concreta di recuperare gli edifici vecchi (senza pregio) in modo soddisfacente.
Gli interventi sugli edifici vecchi (senza pregio) dovrebbero invece consentire la realizzazione di abitazioni “confortevoli” secondo gli attuali standard abitativi: altrimenti chi mai sarà disposto a intervenire per ristrutturare un immobile per poi ottenere appartamenti che nessuno è disposto ad abitare.
In sede di revisione del PGT, in particolare per il centro storico, potrà essere tenuto in conto di quanto avvenne a Bergamo, dove le case furono schedate una per una e si stabilì quali interventi fossero consentiti, indipendentemente dal volume esistente, prevedendo anche incrementi volumetrici o imponendo demolizioni, quando il decoro urbano li suggeriva. Gli interventi di recupero edilizio nel centro storico devono, quindi, essere compatibili con le esigenze del vivere moderno e con il risparmio energetico; al di fuori del centro storico, dove non ci sono significativi motivi di conservazione, deve invece prevedersi la possibilità di un migliore sfruttamento dei volumi, in modo da liberare aree da piantumare per un verde privato più diffuso.
Un'osservazione a parte merita il recupero dei sottotetti, che dal PGT in questione è spesso ostacolato. Nel Manuale del Restauro non è ammesso, ai fini abitativi, l'uso dei sottotetti, anche se hanno le caratteristiche di legge per esserlo. Invece l'opportunità di eventuali innalzamenti dovrebbe essere valutata caso per caso.
Altezze degli edifici e consumo del territorio
Per quanto riguarda lo sfruttamento delle volumetrie da edificare, tenuto conto anche dell'esigenza di ridurre il consumo di territorio a danno dell'agricoltura, è possibile valutare la realizzazione di maggiori altezze; resterà più spazio per il verde e se necessario si potrà applicare, nei piani attuativi, la perequazione a compenso di chi vede la sua proprietà inedificata.
Devono comunque essere salvati alcuni “coni visuali” perché le altezze degli edifici non siano di ostacolo alle parti più significative del paesaggio urbano.
Anche le nuove costruzioni in zone di ampliamento potrebbero avere maggiori volumetrie ed altezze. L'utile pubblico di questa strategia, oltre al risparmio del territorio già molto compromesso, è la riduzione del reticolo stradale urbano e con esso della rete degli impianti: fognature, pubblica illuminazione, metanodotto, acquedotto, impianto telefonico. In tal modo la manutenzione sarà meno gravosa per l'amministrazione comunale e il servizio reso ai cittadini uguale, anzi migliore per la più facile accessibilità dei servizi.
Altro vincolo da rimuovere è quello della limitazione alla destinazione d'uso dei locali: in alcune zone è addirittura impossibile mutare la destinazione da terziaria o da scuola a quella residenziale o commerciale. Si tratta di vincoli di dubbia opportunità che, per esempio, impediscono di aprire un bar dove vi erano uffici o di fare abitazioni dove vi erano attività terziare. Ciò ingessa il mercato e penalizza chi, ad esempio, vorrebbe aprire un'attività o, semplicemente, investire ristrutturando un immobile e mettendolo in linea con le attuali esigenze.
Tutto ciò, per giunta, cade in un periodo di crisi economica e non è certamente un incentivo ad operare un Piano di Governo del Territorio che, con tali regole, aggrava il costo delle costruzioni, non rende appetibile l'affitto e cristallizza l'esistente, provocando la rinuncia ad intervenire a Treviglio, come già, purtroppo, avvenne in passato quando gli operatori si orientarono verso l'hinterland trevigliese con danno dell'economia cittadina e con l'emorragia conseguente dei giovani che hanno lasciato la Città per i comuni contermini.
Avv. Gianluca Pignatelli
Consigliere Comunale uscente
Capogruppo PDL
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